La Perla del Mar Nero: Il Casinò Liberty Abbandonato

da | 22 Giugno 2020 | Strutture Ricreative e Ricettive, L'Europa Abbandonata | 0 commenti

Siamo a più di duemila chilometri da casa, a pochi chilometri dal confine con la Bulgaria, in una pittoresca balconata che si affaccia sul Mar Nero. Corriamo a passo spedito per recuperare qualche minuto del nostro ritardo. Le ore di viaggio sono state tante. L’emozione sale a ogni passo insieme ai battiti del cuore. In pochi minuti siamo davanti a quello che è considerato il casinò abbandonato in stile Liberty più bello d’Europa, la Perla del Mar Nero. Il Casinò di Constanța. Ma come siamo arrivati fino a qui? Facciamo un passo indietro.

Sono sempre stato legato a questa terra, la Romania, che trovo un paese ricco di patrimoni artistici e naturali, forse un po’ sottovalutato. Le suggestive catene montuose, i suoi castelli e le fortificazioni, i laghi, gli incantevoli panorami che offre, la popolazione, le sue tradizioni, le usanze e i costumi, il suo calore, gli affascinanti canti delle chiese ortodosse, le sue leggende e i suoi luoghi intrisi di mistero. Ho già avuto modo di visitarla negli anni 2000 e mi ha lasciato un segno indelebile, tanto che ho sempre sentito la voglia di poterla visitare di nuovo, un giorno.

Così ti svegli una mattina, decidi che è il momento di fare una valigia e inizia la parte più bella di ogni viaggio: la sua pianificazione. Come sempre cerco mete insolite. Le cose troppo turistiche mi annoiano. A noi piace quella bellezza decadente delle cose. Siamo affascinati dal mistero. Siamo innamorati della natura, della montagna, del mare, del vento in faccia. Dei luoghi intrisi di storia. E subiamo il fascino irresistibile dei luoghi abbandonati. Il mio desiderio è quello di percorrere la Transfăgărășan, una delle strade panoramiche più belle e più tortuose del mondo, che attraversa i Monti Făgăraș, nella misteriosa Transilvania. Inoltre ho da sempre il desiderio di visitare questo antico casinò abbandonato, simbolo del Liberty, di una città e di un’epoca.

Inizia così la pianificazione del nostro itinerario, apro il mio account di posta e comincio a inviare richieste di informazioni per gli alloggi, l’auto e tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Provo a fare richiesta a diversi indirizzi suggeritimi da alcuni miei contatti della zona per poter visitare il casinò, ma senza ricevere alcun riscontro, dopo un po’ accantono l’idea. Ho scritto in rumeno per cui non sono neanche sicuro di essermi espresso correttamente. Immagino inoltre che la mia idea non sia attuabile in tempi così stretti e, trattandosi di una struttura chiusa al pubblico, non debba essere semplice accedervi. Ma il viaggio si farà lo stesso, ci sono molte cose bellissime da vedere e non vediamo l’ora di partire, i bagagli sono pronti.

Pochi giorni prima della partenza mi squilla il telefono, un numero estero, penso alla solita attività di marketing e sto quasi per non rispondere. Dall’altra parte mi parla una voce con accento straniero, e mi dice “Ciao Simone, voi siete molto fortunati“, mi indica una data e un orario, mi dice che ci sarà qualcuno ad aspettarci per aprirci le porte del casinò, un sussulto al cuore, mi sembra tutto troppo incredibile per essere vero. Una telefonata amichevole nella quale traspare la mia emozione e il mio entusiasmo che non cerco assolutamente di nascondere. Mi parla del casinò e della sua incredibile storia, dei progetti per il suo recupero, ma anche della città che lo avvolge e di quanti italiani la visitano ogni anno. Mi chiede di noi, del perché abbiamo interesse verso quel luogo, scambiamo una piacevole conversazione informale, poche ore dopo abbiamo in mano le autorizzazioni.

Qualche giorno dopo aver trascorso una piacevole vacanza on the road in giro per i luoghi più suggestivi della Romania, ci svegliamo prestissimo e sfrecciamo in direzione Bucarest per poi deviare verso Costanza. La strada è infinita. Abbiamo dormito solo due o tre ore. Sentiamo l’emozione e l’adrenalina crescere a ogni chilometro, ma anche l’ansia dovuta a un notevole ritardo accumulato durante il tragitto per una serie di imprevisti e la paura che una volta giunti lì potremmo non trovare nessuno ad aspettarci. Nella mia testa, immagino una sorta di apertura straordinaria del casinò, una visita guidata dove sarebbero stati presenti altri gruppi di persone.

Parcheggiamo l’auto, il lungomare è gremito di gente, camminiamo a passo svelto e giungiamo finalmente davanti all’imponente edificio che si affaccia sul mare, su una bellissima terrazza, sorvolato dai gabbiani. Solo la recinzione ci separa dalla struttura. Intorno decine di turisti intenti ad ammirarne l’imponente bellezza e a scattare foto della spettacolare facciata. Non c’è nessuno ad attenderci davanti al casinò, per un attimo mi sento perso. Prendo il telefono e chiamo il nostro referente. Pochi minuti dopo il custode esce fuori e si avvicina a noi mentre sventolo i documenti per farmi notare tra la folla, sorrido, gli mostro i nostri lasciapassare. Ci apre un varco nella recinzione e ci lascia entrare. Varchiamo la soglia e solo a quel punto realizzo che siamo soli, non c’è nessun altro con noi, nessun gruppo di persone. Guardo il custode stupito e gli chiedo se possiamo muoverci liberamente all’interno della struttura, è di poche parole, aggrotta le sopracciglia e ci fa cenno di muoverci. Mi sembra tutto surreale, abbiamo il casinò tutto per noi! Possiamo perderci al suo interno, correre per quei saloni, visitare ogni piano e scattare foto, è un sogno!

Entriamo con passo felpato e il cuore in gola. Quasi ci sembra di violare il silenzio di questo luogo, ci sentiamo minuscoli e intrusi dentro a un monumento di storia, non ci sentiamo all’altezza di documentarlo, di immortalare la sua decadente bellezza. Cominciamo a esplorarlo, non è facile scattare fotografie agli immensi saloni, tanto sono grandi che si fa fatica. Non è semplice nemmeno gestire l’esposizione e il controluce, i raggi del sole entrano da ogni vetrata e da ogni direzione. Di solito malediciamo il contrario, nei luoghi che esploriamo la luce non è mai abbastanza, i tempi di esposizione sono eterni. Qua invece abbiamo una situazione inversa, la luce è davvero intensa, penetra da ogni vetrata e varia da un secondo all’altro. Ci vorrebbe un’intera giornata per fare delle foto impeccabili, aspettare che il sole illumini i lati opposti dell’edificio, ma non ce lo possiamo permettere, cerchiamo di fare del nostro meglio.

Saliamo quell’elegantissima scalinata che un tempo è stata percorsa da illustri personaggi della storia dell’800 e del ‘900, da zar e da teste coronate. La percorriamo lentamente, immaginando le orchestre, l’atmosfera di festa. L’eleganza degli abiti. Lo sfarzo. Il bellissimo lampadario in cristallo si fa subito notare, le vetrate proiettano ombre e pittoreschi giochi di luce intorno a noi, attraverso di esse si intravedono i riflessi del mare, si odono i suoni affievoliti delle onde e il canto dei gabbiani. Ci siamo persi in un sogno. Ci ricordiamo di noi e del presente solo quando casualmente incontriamo il nostro riflesso passando davanti a uno degli antichi specchi che arricchiscono le sale. Il tempo si è fermato fuori da questa capsula meravigliosa, siamo come due perle chiuse in una conchiglia.

La cosa che più ci colpisce sono in assoluto gli splendidi decori. Ogni dettaglio al suo interno richiama le forme del mare. La conchiglia è l’elemento protagonista ed è presente ovunque, negli stucchi, negli affreschi, nei piccoli ornamenti e in quelli più appariscenti, ogni dettaglio la richiama. Anche la base della balconata della scala centrale ha la forma di una conchiglia e regala una spettacolare simmetria dividendo in due la scalinata e incorniciando il bellissimo lampadario di cristallo, così come la straordinaria vetrata della sala da ballo: una gigantesca conchiglia di vetro che proietta incredibili giochi di luce illuminando la sala.

La Storia

Contrariamente a quanto spesso si legge, Il casinò fu costruito in tre epoche diverse. La prima struttura fu realizzata in legno nel 1880, un progetto destinato a rappresentare un centro comunitario, un club elitario per le persone di classe superiore disposte a spendere. Già allora era considerato il simbolo della città di Costanza, la Monte Carlo della Romania. Nel 1891 la struttura in legno del Casinò venne quasi completamente distrutta da una tempesta e nel gennaio del 1892 fu approvata la sua demolizione.

La seconda versione del Casinò fu commissionata dalla Città di Costanza e dal sindaco di allora e fu realizzata sempre in legno in prossimità della struttura attuale. Aprì le sue porte nel 1893 e contava una sala da ballo, diverse sale da gioco e una terrazza sul mare. Nel 1902 il casinò fu concesso in affittato al capitano Constantin Creangă per 2.000 LEI l’anno e passò sotto la sua cura e gestione con l’accordo che avrebbe dovuto vendere solo prodotti e merchandise della migliore manifattura e usare solo petrolio della migliore qualità da utilizzare per l’illuminazione, questo per non produrre odori sgradevoli durante la combustione.

Nel 1903 i politici locali decisero che era arrivato il tempo per Costanza di avare un nuovo casinò del tutto rimodernato, come quello che aveva ispirato la Costa Azzurra. Il governo liberale dell’epoca approvò immediatamente il progetto che fu commissionato a Daniel Renard, un architetto rumeno di origini elvetiche laureato alla Scuola Nazionale di Belle Arti a Parigi. La proposta di edificare un casinò in stile Art Nouveau scatenò numerose controversie, sostenuta dai liberali al potere ma fortemente criticata dalle forze di opposizione. Mentre iniziavano i lavori di ricostruzione e venivano gettate le fondamenta, i politici che incaricarono Renard del progetto vennero sostituiti. I lavori furono quindi interrotti e Renard immediatamente sospeso dall’incarico e sostituito da Petre Antonescu. Quest’ultimo immaginò un edificio simile a un teatro, con due torri in stile Neoromeno e cominciò a lavorare sul nuovo progetto. Due anni dopo il governo liberale riprese il potere e Renard fu riconfermato, il quale riprese a lavorare sul suo progetto esattamente come lo aveva immaginato all’inizio, in stile Art Nouveau. I lavori iniziarono per la terza volta nel 1907 e furono completati nel 1910 per un costo totale di 1,3 milioni di LEI, escludendo tutte le commissioni e gli arredi.

L’inaugurazione

La versione definitiva del casinò fu inaugurata il 15 agosto 1910. Come vediamo infatti dalle foto scattate, all’interno dell’edificio ricorre la dicitura Cazino 1910, come fosse il titolo dell’opera, in particolare la troviamo all’interno dei fregi che incorniciano le pareti e sulle vetrate del salone del teatro, in memoria della data di inaugurazione. il casinò fu dotato di due tavoli da biliardo e 17 tavoli da gioco per giochi di carte. In breve tempo divenne uno degli stabilimenti più popolari del suo genere in Europa.

La costruzione fu molto dibattuta e spesso anche molto criticata. Molti decoratori erano contrari all’architettura asimmetrica dell’edificio, agli sgargianti elementi costruttivi e alle linee architettoniche, le quali pur rappresentando qualcosa di innovativo, rendevano lo stile dell’edificio discordante rispetto all’architettura neoclassica rumena dell’epoca.

Foto d'epoca del Casinò di Costanza
Una bellissima foto d’epoca del Casinò, concessa dal Dipartimento per le Relazioni Estere.

L’Hotel Palace

Nel 1912 fu commissionata la costruzione di un albergo di lusso, l’Hotel Palace, per accogliere la clientela del casinò. L’hotel che contava 250 camere, un ristorante di fama mondiale, una terrazza sul tetto e dotato di ogni comfort, inaugurò nell’estate del 1914. A quel punto anche l’opinione della stampa cambiò, il lusso del casinò e il gioco d’azzardo attiravano i ricchi di tutto il mondo. Molti altolocati personaggi della società del tempo sarebbero arrivati in incognito presso la città portuale per visitare il casinò. Più cresceva la fama del casinò più le sue sale si gremivano di drammi e di storie secondo le quali molte persone rovinate ai tavoli da gioco si tolsero la vita gettandosi in mare o sparandosi nelle camere d’albergo. Il casinò fu visitato anche dalla Famiglia Imperiale Russa nel 1914, e quindi dallo zar Nicola II.

La facciata del lussuoso Hotel Palace.

Ancora Rinnovamenti

Nel 1916 l’immensa sala da biliardo fu trasformata in una grande sala per consumo di cibi e bevande. Tutto il casinò fu rinnovato introducendo lussuosi aggiornamenti e comfort. Nella grande sala, l’orchestra di Emilian Gheorghiu attirava l’attenzione del pubblico attraverso la perfetta esecuzione di opere d’arte classica e moderna, in particolare opere per violoncello. La sera, dopo la cena e i drinks, l’auditorium si trasformava in una sala di proiezione cinematografica dove un grande pubblico si riuniva per assistere alle opere del cinema.

Il Casinò e La Prima Guerra Mondiale

Nell’autunno del 1916 iniziarono i bombardamenti di Costanza durante la Prima Guerra Mondiale e la struttura fu trasformata in un ospedale e utilizzata dalla Croce Rossa. L’obiettivo dei tedeschi era ovviamente il porto di Costanza, e data la vicinanza al casinò quest’ultimo ne rimase inevitabilmente coinvolto: dieci persone rimasero uccise nel casinò quando venne colpito da una granata.

Il casinò tornò agibile e riaprì nel novembre del 1917, le riparazioni furono completate nel 1928. Il casinò fu infine completamente restaurato dallo stesso architetto iniziale Daniel Renard tra il 1934 e il 1937.

Il Casinò e La Seconda Guerra Mondiale

Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale il casinò divenne sede delle truppe tedesche che lo utilizzarono come alloggio. Il casinò fu di nuovo bombardato, gli obiettivi erano gli stessi della Prima Guerra Mondiale ma questa volta i bombardamenti furono devastanti. La guerra lasciò il casinò completamente abbandonato e recintato dal filo spinato.

Il Casinò e il Dopoguerra

Il governo comunista del dopoguerra decise di trasformare il casinò in una Casa della Cultura per sostenere la propaganda comunista. Il casinò fu ricostruito dal governo comunista con un distaccamento composto da 100 prigionieri politici provenienti dal campo di lavoro di Poarta Albă, sotto la supervisione dell’ingegnere Aurel Mărășescu. Una testimonianza racconta le condizioni disumane in cui venivano tenuti i prigionieri costretti a lavorare tra le 12 e le 14 ore al giorno. Il casinò era completamente distrutto, non c’erano né porte né finestre. Nel 1952 fu dichiarata la sua bonifica e nel 1956 fu dichiarato parte del patrimonio nazionale. Le ultime importanti riparazioni dell’edificio sono avvenute più tardi, nel 1988.

La situazione attuale

A causa delle ingenti spese operative l’edificio è chiuso dal 1990. Il Municipio di Costanza ha tentanto di riabilitare l’edificio nel 2006. Nel 2014 è stata organizzata un’asta per aggiudicare l’appalto per l’esecuzione dei lavori di riqualificazione del casinò, alla quale si sono iscritte 5 società private. Tutte e cinque le aziende sono state squalificate per non aver rispettato gli standard minimi di qualificazione stabiliti dal governo. Seguì un periodo di ricorsi e contenziosi, nel frattempo il casinò è rimasto abbandonato. A gennaio 2018, un gruppo di giovani architetti denominato Arché, è riuscito a richiamare sul casinò l’attenzione di Europa Nostra, che con il sostegno della Banca Europea per gli Investimenti e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa ha inserito il casinò nel programma “7 Most Endangered” indicandolo come uno dei 7 siti più a rischio d’Europa (la stessa cosa avvenuta per il Castello di Sammezzano). Dieci milioni di euro sono stati assegnati alla riqualificazione del casinò, ma a causa di controversie politiche, il denaro è rimasto congelato e il casinò intoccato. Il suo destino ad oggi è ancora incerto e il suo recupero rallentato dalla burocrazia.

Un rendering del progetto di recupero.
Grazie alle Relazioni Estere per questa preziosa immagine.

Conclusioni

Esiste un progetto di recupero ben distinto, qua sopra possiamo vedere una proiezione inviataci dalle Relazioni Estere che ci illustra come potrebbe apparire l’esterno del casinò in futuro dopo le opere di ristrutturazione. Un progetto e un disegno ambiziosi che riqualificherebbero la struttura riassegnandole il meritato valore, ma senza alterarne e stravolgerne l’aspetto originale, e anzi mantenendo le caratteristiche architettoniche e decorative che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, la meravigliosa Perla del Mar Nero. Ci auguriamo un giorno di poterlo visitare così, finalmente valorizzato ed emerso vittorioso dal fondo del suo mare, da tutte le battaglie, le aste, le speculazioni edilizie, rafforzato dalle sue stesse ferite e dai segni del tempo, e magari chissà, poter documentare il suo recupero e la sua vittoria.

Con questo articolo, che segna per noi una tappa importante del nostro viaggio nei luoghi dell’abbandono, apriamo una nuova sezione che chiamiamo L’Europa Abbandonata. Il titolo del sito, L’Italia Abbandonata, non vuole essere una limitazione: siamo italiani e ci piace viaggiare, e quando lo facciamo, oltre alle mete prettamente turistiche, ci piace visitare e documentare anche luoghi come questo. Ci auguriamo che sia il primo di una lunga serie.

Galleria di Simone

Esploratore. Fotografo. Viaggiatore del tempo.

Tap per ingrandire e swipe per scorrere. Su PC utilizza la rotellina del mouse o le frecce della tastiera.

Galleria di Alex

Esploratore. Fotografo. Viaggiatore del tempo.

Un video con alcuni particolari architettonici.

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