Abbandono Industriale. Il Gigante di Ruggine

da | 2 Maggio 2023 | Fabbriche Abbandonate e Archeologia Industriale | 0 commenti

È davvero molto difficile ripercorrere la storia di questo gigante dell’archeologia industriale, otto piani di ruggine e cemento. Le informazioni reperibili sono scarse, confuse e difficili da far combaciare tra loro, eppure questa fabbrica, oggi dismessa e abbandonata, rappresentò sul territorio una delle prime opere di realtà industriale dell’epoca. Negli anni ’50 fu infatti serbatoio di notevole forza occupazionale che diede sostentamento ai molti lavoratori residenti nelle aree circostanti durante tutto il complicato periodo successivo al Primo Conflitto Mondiale. Si tratta di un antico stabilimento molitorio, un vecchio mulino (o molino) industriale.

Tra il 1530 e il 1550 vi è notizia della costruzione in città di un mulino a quattro palmenti di cui oggi rimane soltanto il basamento in pietra. Nel XIV secolo la zona era già pienamente configurata come area produttiva, grazie anche alla presenza di un condotto pubblico. Secondo alcune fonti lo stabilimento molitorio era già funzionante a partire dal 1471.

Questa struttura in realtà sorge a circa 14 Km in linea d’aria dai resti del basamento di cui sopra, si tratta probabilmente di un’espansione, un distaccamento costruito in epoca più tardiva rispetto allo stabilimento originario.

Come testimoniato dalle etichette dei sacchi di farina rinvenute al suo interno, si trattava di un mulino a cilindri, alimentato ad acqua e vapore. Fin dall’antichità, la zona dove sorge lo stabilimento è stata ricca di corsi d’acqua, a partire dall’800, sfruttando tale ricchezza, nacquero e si svilupparono i primi mulini industriali.

Secondo alcuni documenti il mulino vide i propri anni d’oro tra gli anni ’30 e gli anni ’70. Le informazioni sono tuttavia molto frastagliate, sembra quasi di ricomporre un grande puzzle nel difficoltoso tentativo di far combaciare quanti più pezzi possibile.

Tra i pochi documenti reperibili figura una fattura di vendita relativa a sacchi di grano, datata 1905. Da tale documento si apprende che n° 5 sacchi corrispondevano a n° 4 quintali di farina e il costo era di 16,5 Lire al quintale. Con le tasse, il totale della fattura ammonta a Lire 76.

La chiusura dello stabilimento è avvenuta verosimilmente nei primi anni ’90: il gigante di ruggine risulta infatti in liquidazione con un atto del 1992 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. A tale data il capitale sociale era di poco inferiore a un miliardo di vecchie lire.

Nel 2013 circolò la notizia della sua imminente demolizione, fortunatamente mai avvenuta.

In anni più recenti, circolò la notizia di un possibile recupero della struttura, dapprima per l’ampliamento dei supermercati adiacenti e in secondo luogo fu vagliato l’acquisto da parte del colosso svedese Ikea, al tempo in cerca di un’area strategica per la realizzazione di un nuovo punto vendita, poi individuata altrove, per la gioia dei superstiti artigiani locali.

Per noi è stato un emozionante viaggio negli anni del boom economico, un’esperienza molto diversa da quelle che siamo soliti raccontare, la quale ci ha lasciati inaspettatamente pieni di emozioni e nostalgia. Sembrava in qualche modo di sentire ancora l’eco di quegli enormi macchinari in funzione, le macine, i setacci, e di sentir suonare la campana di inizio e fine turno. È stato un viaggio davvero inatteso e impensato che siamo felici di raccontare e di condividere con voi.

Segue la galleria fotografica.

“Lavorando ogni giorno tra le pareti della fabbrica e le macchine e i banchi e gli altri uomini per produrre qualcosa che vediamo correre nelle vie del mondo e ritornare a noi in salari che sono poi pane, vino e casa, partecipiamo ogni giorno alla vita pulsante della fabbrica, alle sue cose più piccole e alle sue cose più grandi, finiamo per amarla, per affezionarci e allora essa diventa veramente nostra, il lavoro diventa a poco a poco parte della nostra anima, diventa quindi un’immensa forza spirituale.”

ADRIANO OLIVETTI

Galleria di Simone

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Sotto la Polvere nasce dall’amore e la passione per i luoghi dismessi e abbandonati. Le esplorazioni sono realizzate nel rispetto più assoluto del luogo visitato, senza alcuna forma di effrazione o danneggiamento. Spesso li troviamo per caso o ci vengono suggeriti. Non indichiamo mai il nome reale del luogo e la sua ubicazione per salvaguardarlo da vandali e potenziali malintenzionati.

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