Un Gioiello Barocco tra le Rovine di un Convento

da | 18 Giugno 2023 | Fede Incrinata | 0 commenti

La strada che conduce a questo luogo è una tipica panoramica che si snoda tra i colli di un caratteristico e verdeggiante paesaggio immerso tra gli ulivi. È bello immergersi nell’atmosfera di certi luoghi, mantenendo un contemplativo silenzio, cercando di non fare il minimo rumore, ricercando una rispettosa e quasi dovuta predisposizione all’ascolto. La zona è vagamente lontana dall’abitato, in leggera altitudine, il tragitto è accompagnato da tratti di rete metallica alternati a muretti in pietra e ornati da ciuffetti d’erba che svolazzano nella leggera brezza settembrina. Al di là dei confini che delimitano la strada è possibile scorgere distese di oliveti, capanni di contadini, ed è possibile udire i cani che abbaiano in lontananza spezzando a tratti quella soave quiete. All’ora di pranzo la zona si rivela molto silenziosa, la strada è completamente priva di traffico, si tratta del luogo ideale dove erigere un santuario. Non appena la struttura compare d’innanzi agli occhi in tutta la sua imponenza, l’impatto emotivo è fortissimo.

Ciò che appare fuori contesto e mette l’animo in agitazione è sicuramente la presenza di un grosso cantiere all’interno del perimetro: dall’esterno se ne scorgono le alte impalcature. Inizialmente si fatica un po’ a capire se si tratta di un cantiere attivo, il primo dubbio che assale è quello che gli operai potrebbero essersi assentati per una pausa, per poi riprendere i lavori più tardi. All’inizio di ogni esplorazione è razionale provare una leggera diffidenza e tendere a non fidarsi né dell’apparenza, né delle proprie intuizioni. Camminando ancora qualche metro si nota però la presenza di un grande cancello visibilmente malmesso, avvolto nell’erba alta, con una porzione di recinzione aperta e sgangherata, diviene allora chiaro che il cantiere è fermo ormai da tempo e che un notevole viavai di curiosi ha aperto e segnato un varco verso l’edificio.

Il vialetto oltre la recinzione conduce diretto alla chiesa, il portone tuttavia è chiuso, girando intorno ai vari edifici che si snodano perimetralmente è già possibile indentificare e distinguere epoche di costruzione diverse, varie opere di ampliamento e ristrutturazione avvenute nel corso dei decenni.

L’origine di quello che un tempo era un piccolo convento risale a un’epoca incredibilmente remota. Nella prima metà del 1600 i Francescani si stabilirono in quella che allora era niente più che una piccola casa di religiosi fatta edificare mezzo secolo prima da un commediografo toscano fedele alla casata dei Medici.

Quel piccolo convento, che sorgeva sulle rovine di un castello di origini basso medioevali, fu ampliato dagli stessi Francescani in epoca più tardiva, all’incirca a metà del 1700, quando fu ordinata anche la costruzione della bellissima chiesa barocca, consacrata poi trent’anni dopo e intitolata a San Michele Arcangelo e a Santa Lucia.

Grazie alle opere di espansione e agli ampliamenti delle ali volute dai Francescani, quel piccolo convento sorto sulle rovine di un antico castello oggi appare come un edificio di dimensioni imponenti tanto da dominare tutto il paesaggio che attornia la verdeggiante collina.

Nel primo decennio del 1800, le nuove leggi sugli ordini religiosi implicarono la soppressione del convento che dopo qualche decennio di vicende burocratiche finì dapprima in mano al demanio, successivamente in mano a privati con atto di vendita. Divenne dunque proprietà di un marchese che nella seconda metà del 1800 ne riconcedette l’uso ai Frati Francescani.

Nei più recenti anni ’90, la struttura che già versava in condizioni di precarietà strutturale, venne ceduta definitivamente a privati.

Quasi quattrocento anni di storia sono un qualcosa di incredibilmente grandioso per essere concepito e di straordinariamente affascinante da ripercorrere. Quante cose sono successe e quante ne sono cambiate in quasi quattro secoli di mondo… rivoluzioni, guerre, scoperte scientifiche, avanzamenti tecnologici e sociali. È emozionante pensare che qualcosa ancora sopravviva, seppur dimenticato sotto la polvere…

“La devozione è una porta aperta sul mistero dell’esistenza. Attraverso la devozione, gli uomini e le donne di ogni tempo e luogo hanno cercato di dare un senso alla loro vita, di comprendere il loro posto nel mondo e di connettersi con l’infinito.”

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Sotto la Polvere nasce dall’amore e la passione per i luoghi dismessi e abbandonati. Le esplorazioni sono realizzate nel rispetto più assoluto del luogo visitato, senza alcuna forma di effrazione o danneggiamento. Spesso li troviamo per caso o ci vengono suggeriti. Non indichiamo mai il nome reale del luogo e la sua ubicazione per salvaguardarlo da vandali e potenziali malintenzionati.

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