Arte, Scienza e Abbandono: una Pittrice, una Zoologa e un Matematico

da | 27 Dicembre 2021 | Antiche Ville Abbandonate | 0 commenti

Con questo articolo e altri che ne seguiranno intendiamo rievocare alcuni luoghi ormai più che conosciuti tra la nicchia degli appassionati, con l’intento di lasciare il nostro contributo fotografico e la nostra testimonianza di com’era, prima della loro graduale scomparsa.

L’urbex non è tra i passatempi più facili poiché oltre al rischio dell’esplorazione stessa — parliamo come si è già detto di luoghi molto pericolanti — richiede anche una certa dose di fortuna e tempismo. Si tratta di luoghi in balia del tempo, delle intemperie, degli eventi e spesso di vandali e saccheggiatori. Eppure questa casa si è conservata abbastanza decentemente per lungo tempo, un po’ come tutte quelle case abbandonate lontane dalla vista dei passanti e dai centri abitati. Possiamo affermare che solitamente le ville come questa, ubicate all’interno di boschi e avvolte da una fitta vegetazione, sono quelle che si conservano “intatte” più a lungo. Tuttavia una fine giunge per ogni cosa e la fitta vegetazione è uno scudo che alla lunga si indebolisce; nel corso del tempo anche questa dimora si è vista privare di ogni cosa, le mura sono state testimoni di centinaia di passanti. Un pezzo alla volta, ogni quadro, ogni complemento che un tempo adornava queste antiche mura è scomparso, ipoteticamente finito sulle bancarelle dell’usato o portato a casa come souvenir. Osservando delle foto più recenti appare quasi irriconoscibile da tanto è spoglia, rispetto al tempo in cui l’abbiamo visitata.

È facile intuire che la durata di questi luoghi, una volta abbandonati a sé stessi, è tanto breve quanto incerta e quando si riesce a fotografarne la bellezza nel massimo del loro decadente splendore, è indubbiamente una fortuna. Abbiamo la consapevolezza che molto presto non ne resterà più niente. Da un giorno all’altro potremmo non trovarla più uguale e da qui nasce un’affermazione-riflessione che più volte abbiamo sottolineato, invitando anche i nostri “colleghi” ad avere il massimo rispetto e la massima cura per queste meraviglie: nell’urbex ogni momento è prezioso. Prezioso perché unico, irripetibile e il tempo che ci è concesso di restare è davvero brevissimo. A volte facciamo lunghi viaggi per poi giungere sul posto e avere i minuti contati, o trovare una luce sfavorevole che rende molto difficoltoso scattare foto. Sappiamo inoltre che il giorno successivo potremmo non trovare più la stessa situazione, un pavimento potrebbe crollare, un trave, una porzione di tetto, intere stanze potrebbero scomparire sotto una voragine di macerie e un accesso potrebbe divenire inagibile, alcuni oggetti potrebbero essere trafugati e tutta questa incertezza e fragilità sulle quali i luoghi abbandonati si mantengono in equilibrio, rendono ogni momento davvero unico e prezioso.

Per dire, l’estate scorsa ci è capitato di visitare una villa di campagna e poi tornarci un’ora dopo (il tempo di recuperare il cavalletto dalla macchina e fare una pausa) e una volta rientrati di non trovare più la stessa situazione: in quel frangente era passato qualcun altro ed erano spariti degli oggetti, praticamente sotto al nostro naso. Tutto ciò è avvenuto nell’arco di un’ora circa. Immaginate cosa può accadere da una settimana all’altra o da un mese all’altro. A volte i luoghi vengono letteralmente presi d’assalto e in quel caso hanno una durata veramente molto breve. Spesso parliamo di pochi giorni o settimane. Chi riesce a immortalarli prima che ciò avvenga sa bene di avere un’enorme fortuna poiché ne potrà lasciare un ricordo, una testimonianza. A cosa servirebbe l’urbex se non a questo?

“Nessun calcolo ha senso dentro questa paralisi: gli elementi a disposizione non consentono analisi.”

De Gregori

La villa ha origini sette-ottocentesche e sorge ai piedi dei monti, in posizione collinare, in una tenuta che conta svariati ettari di terreni oggi ricoperti da un’impervia macchia di rovi e sterpaglie. Un tempo vi si accedeva attraverso un viale delimitato da un’imponente cancellata in ferro che oggi appare incatenata e arrugginita e fa da cornice a una distesa di erba altissima. La porzione di immobile che era destinata all’uso abitativo è molto vasta, si stimano circa 600 Mq. La dimora conta anche varie pertinenze destinate prevalentemente a uso agricolo, oggi quasi del tutto impraticabili a causa dei cedimenti.

Un po’ di storia

La villa era proprietà di un noto e illustre analista matematico della nostra regione, il quale è autore di importanti trattati e teoremi. Alla sua dipartita gli è stata intitolata un’università, la facoltà di matematica, come segno di riconoscimento per i suoi preziosi contributi. Il professore la abitò inizialmente come residenza estiva a partire dai primi anni ’30, in seguito come residenza definitiva a causa dei bombardamenti che nel ’43 danneggiarono la sua abitazione principale in città.

La villa ha tuttavia una storia molto più vasta e importante e rappresenta per noi un bene storico prezioso. Il nome del professore matematico figura infatti tra quelli dei quaranta firmatari del Manifesto Antifascista di Benedetto Croce pubblicato il 1° maggio 1925. Proprio tra le mura della villa fu fondato il Comitato di Liberazione Nazionale che costituì la formazione della resistenza partigiana, che ebbe un ruolo chiave nella liberazione dall’oppressione nazifascista. Il movimento era ovviamente di natura clandestina e si dice che la villa ospitasse le riunioni segrete dei partigiani e fungesse da luogo di coordinamento e deposito per le armi. Il professore del resto, era conosciuto come un romantico che aveva combattuto attivamente la grande guerra.

L’insigne matematico sposò Maria verso la fine degli anni ’20, una nota ricercatrice zoologa, con la quale ebbe due figli, un maschio e una femmina. A testimoniare la dedizione della moglie alle scienze naturali è anche la presenza nella villa di numerose gabbiette per animali e di teche per insetti. Non abbiamo notizie del figlio, mentre la figlia sembra essere stata da sempre incline all’arte della pittura: una delle caratteristiche della villa che l’ha resa nota attirando curiosi da ogni dove, è proprio l’innumerevole quantità di quadri e dipinti sparsi tra le stanze, in particolare una di esse, letteralmente invasa da tele realizzate proprio dalla figlia che sappiamo essere stata l’ultima discendente ad aver abitato la dimora, per poi abbandonarla negli anni ’90 per ragioni a noi ignote. È proprio per questa particolarità che la villa è nota anche con il nome di Villa del Pittore. Il matematico morì nel 1946 all’età di soli 61 anni. Un forte attacco di tifo, che contrasse nel periodo del suo studentato, e la malaria, di cui si ammalò nel corso della Prima Guerra Mondiale, indebolirono il suo organismo e in particolare i suoi reni, che si aggravarono bruscamente al termine della Seconda Guerra Mondiale.

La villa purtroppo versa in condizioni molto precarie. Già all’ingresso, si notano crolli importanti sotto la tromba delle scale, dove sono presenti travi e materiali precipitati dai piani sovrastanti. La villa si sviluppa su tre livelli, l’ultimo è praticamente inagibile in quanto il pianerottolo che separa dall’ultima rampa di scale è collassato; qualcuno ha appoggiato una trave improvvisando una rampa di fortuna ma ci vuole veramente una buona dose di coraggio ad attraversarla, le crepe nelle scale sono enormi. Anche i fabbricati adiacenti alla villa hanno subito vari crolli. Una stanza in particolare, quella da bagno, ci ha sempre colpiti per quel suo colore azzurrino e l’immagine di quel lavabo sospeso nel vuoto, unico complemento che ancora si mantiene a fatica attaccato alla parete, una voragine azzurra sovrastata da quella stanza “a cielo aperto”, priva ormai del tetto e affondata in un cumulo di macerie.

Impossibile descriverla nel dettaglio. Ovunque si volti lo sguardo la villa è piena di oggetti (o almeno lo era), ognuno dei quali racconta un frammento di vita: quadri, quaderni, libri di matematica, fotografie, manoscritti pieni di formule e appunti; c’è una suggestiva stanza da letto dove troviamo uno scrittoio, un comodino con sopra varie ampolle di medicinali antichi, una lampada e al centro della stanza una culla di colore rosa. Il salotto adiacente è di un’eleganza unica: i divani, la specchiera, il lampadario liberty, i tendaggi, possiamo chiudere gli occhi e immaginare quanto doveva essere accogliente un tempo, prima dell’abbandono. L’atmosfera è davvero suggestiva, ci si perde in un viaggio nel tempo senza fine, si fatica a ritrovare l’uscita tanti sono i dettagli che attirano l’attenzione durante la breve permanenza in quella labirintica dimora. Ancora una volta lasciamo parlare le immagini sperando di regalarvi scorci da un tempo passato e di suscitare in voi le stesse emozioni che sono scaturite in noi.

Curiosità

Ci sono alcune dicerie sui personaggi che abitavano in questa villa: si dice fossero persone molto solitarie, in particolare la moglie del matematico, Maria, aveva la fama di essere una donna molto schiva. La figlia pittrice, si dice che uscisse di rado e in paese incutesse un certo timore per il suo aspetto di donna molto alta e con il volto sempre incorniciato da copricapi a turbante colorati. E noi lo crediamo che i proprietari fossero persone così particolari e solitarie: in quella villa circondata dal bosco, un labirinto di stanze e silenzi, era racchiuso tutto il loro mondo… dopotutto chi per vocazione sposa l’arte o la scienza, di cos’altro ha davvero bisogno?

« Una delle caratteristiche principali dei quark è che sono sempre legati tra loro. Tuttavia trovo molto più interessanti i neutrini, essi non si legano mai a niente. Restano sempre da soli. »

Galleria di Simone

Esploratore. Fotografo. Viaggiatore del tempo.

Tap per ingrandire e swipe per scorrere le immagini. Sul PC utilizza la rotellina del mouse o le frecce della tastiera. Le foto e le riprese sono state effettuate in giorni diversi durante un vasto lasso di tempo. Per questo motivo la disposizione degli oggetti può apparire alterata tra una foto e l’altra.

Galleria di Alex

Esploratore. Fotografo. Viaggiatore del tempo.

Sotto la Polvere nasce dall’amore e la passione per i luoghi dismessi e abbandonati. Le esplorazioni sono realizzate nel rispetto più assoluto del luogo visitato, senza alcuna forma di effrazione o danneggiamento. Spesso li troviamo per caso o ci vengono suggeriti. Non indichiamo mai il nome reale del luogo e la sua ubicazione per salvaguardarlo da vandali e potenziali malintenzionati.

Alex ne ha parlato su:

Italians do It Better Magazine n° 3

#forgottendays: la Villa del Matematico

Italians Do It Better Magazine
La rivista con la PERSONALITÀ dei creativi dal gusto italiano

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