In questo articolo vi portiamo alla scoperta di un altro angolo della misteriosa e affascinante Romania, terra ricca di misteri, leggende e miti intramontabili. In un altro articolo, vi abbiamo raccontato il nostro viaggio alla scoperta del Casinò di Costanza, sul Mar Nero, considerato la perla del Liberty, nonché uno dei casinò abbandonati più belli d’Europa. Questa volta vi portiamo nella regione di Țara Făgărașului, nella Transilvania del sud, tra le terre di Făgăraș e di Sibiu, vicino ai piccoli villaggi di Cârța e di Cârțișoara. Siamo andati a visitare quello che in latino è chiamato Monasterium Beatae Mariae Virginis a Candelis de Kerch, meglio noto (ma non troppo) come Il Monastero di Cârța, o Abbazia di Santa Cârța (Mănăstirea Cârța in rumeno), il luogo che ha ispirato l’ambientazione del noto film horror The Nun – La Vocazione del Male e del suo recente seguito The Nun II. Ma la leggenda ha davvero origine da questo piccolo e silente villaggio che conta poco più di 800 anime? C’è davvero qualcosa che si intreccia alla narrazione del film o è solo un’invenzione hollywoodiana? Che cosa lega le trame di The Conjuring, Annabelle e The Nun alle rovine di questo antico e spettrale monastero sperduto tra le ombre dei Carpazi? Scopriamolo insieme.
Pur non trattandosi di un luogo propriamente abbandonato, o almeno, non come quelli che siamo soliti visitare, ha tutti quegli elementi in grado di affascinarci e riportarci indietro nel tempo: le rovine, i misteri e le leggende, l’odore di polvere e di antico, ed entrando nella chiesa, i pavimenti in legno scricchiolano sotto ai nostri piedi, la luce filtra dalle vetrate regalando uno spettacolo meraviglioso, il tutto avvolto da una quiete indescrivibile. Che cosa chiedere di più? Dopotutto non capita tutti i giorni di visitare un posto così. Meritava sicuramente di realizzarne un articolo per la nostra sezione L’Europa Abbandonata.
Un po’ di Storia
La data esatta di fondazione del monastero è sconosciuta, esistono alcuni documenti cistercensi risalenti al XIII°-XV° secolo che collocano le sue origini intorno al 1202-1203. Il monastero di Cârța fu probabilmente fondato in quegli anni dai monaci dell’abbazia di Igriș, più verosimilmente tra gli anni 1202 e 1209, secondo l’analisi di un documento emesso dalla cancelleria reale degli Arpad nel 1223. Il monastero fu poi sciolto nel 1474, come testimoniato da formale atto di scioglimento, e i monaci sfrattati in seguito alla soppressione subita dal re d’Ungheria Matthias Corvinus, che volle espellerli dalla Transilvania perché molto ricchi e perché soggetti al papato di Roma. Il monastero di Cârța fu distrutto e ricostruito più volte nel corso dei secoli ed è oggi l’unico monumento cistercense parzialmente conservato in Romania.
Gli edifici primitivi del monastero furono edificati dai monaci cistercensi, una diramazione dell’ordine dei benedettini originari della Borgogna, detti i “monaci bianchi”, che ricordiamo essere degli abilissimi costruttori con una notevole influenza nell’architettura della zona. La maggior parte di questi monaci, per il loro stile di vita estremamente austero e a causa dell’invasione mongola, morirono molto giovani, quasi tutti in età non superiore ai 40 anni.
Con ogni probabilità le prime strutture furono realizzate con materiali deperibili, come il legno, secondo l’usanza del tempo (chi ha letto il nostro articolo sul Casinò di Costanza ricorderà che nella prima versione l’edificio fu costruito anch’esso in legno, per poi essere ricostruito dopo varie demolizioni, in epoche diverse).
Intorno al 1210-1215 fu costruita una piccola cappella in pietra nei pressi degli edifici originali. La costruzione dell’edificio principale iniziò più tardi, in un periodo compreso tra il 1220 e il 1230 e avvenne in due epoche architettoniche diverse, separate dall’invasione mongola del 1241. Nella prima fase gli elementi principali, il piano generale e le mura sono chiaramente di influenza romanica, mentre la seconda fase costruttiva è avvenuta nel 1260, in epoca gotica. In questa seconda fase fu smantellato l’oratorio e sulle sue fondamenta furono edificate parte dell’ala nord e parte dell’abside poligonale. Intorno al 1300 circa i lavori per la chiesa e l’ala est del Monastero di Cârța erano terminati ma furono necessari altri due decenni per completare i lavori sul lato sud.
Nel 1322, secondo un documento di Carlo I d’Ungheria, Il Monastero di Cârța apparteneva a dieci villaggi. L’ex monastero benedettino venne poi riconvertito in tempi più moderni in una bellissima chiesa evangelica luterana, tuttora in uso, sorta su una parte delle rovine del monastero originale.
Un viaggio nel mistero
I monaci avevano l’usanza di far seppellire i loro morti nel cortile antistante al monastero. Alle loro spoglia si unirono in seguito quelle dei soldati della Prima Guerra Mondiale, in particolare dei caduti nella Battaglia di Porumbacu nel 1916. Ma la cosa più strana è che in età medioevale vi furono sepolti due uomini alti due metri, le cui ossa furono rinvenute in seguito agli scavi del 1980, probabilmente considerati anomali in quell’epoca: si dice infatti che nel Medioevo tutte le persone con anomalie fisiche venissero inviate al monastero.
La sua architettura gotica, lo stato di rovina, la posizione geografica in una terra che è avvolta per eccellenza da misteri e da una marcata superstizione locale, hanno conferito al monastero la fama di luogo infestato. Le storie che si raccontano intorno a questo luogo sono innumerevoli: apparizioni di suore e di monaci con vesti bianche che vagano tra le rovine, colpi sulle pareti, mobili e oggetti che si spostano. Non sappiamo dirvi se tutto questo sia reale, ma possiamo dirvi che mentre stavamo realizzando delle clip video con i nostri smartphone, abbiamo visto una suora passare tra le rovine, e per una frazione di secondo, dobbiamo ammetterlo, ci si è gelato il sangue 🙂
La superstizione popolare è davvero molto marcata in questa zona della Romania, così come in tutta la Transilvania. Se vi capitasse di pernottare nelle vicinanze non sarà inconsueto che vi venga rivolta la gentile richiesta di non lasciare i vostri alloggi di notte. Del resto gli abitanti dei villaggi limitrofi non hanno mai avuto modo di accertarsi che i defunti sepolti intorno al monastero non fossero risorti come Strigoi, gli spiriti turbati della mitologia rumena.
Ma cosa c’entra il film The Nun – La Vocazione del Male in tutto questo? La storia di The Nun (La Suora) è connessa in qualche modo sia a quella di The Conjuring che a quella di Annabelle. Ci sono sottili legami e apparizioni all’interno delle pellicole che interconnettono l’universo di The Conjuring con le altre trame. Al centro di tali connessioni c’è la figura di una suora dalle sembianze orribili, col volto bianco, il demone Valac. Ciò che rende inquietante la narrazione è che non stiamo parlando di un nome inventato, ma di una figura demoniaca che compare nella Piccola Chiave di Salomone (Lemegeton Clavicula Salomonis) un grimorio risalente al ‘600 scritto per mano anonima considerato il più famoso trattato di demonologia della storia. Lo stesso demone appare anche in altri grimori di epoche diverse, paesi diversi, e con diverse traslitterazioni del nome (Valak, Valu, Ualac, Volac, Volach e altre). Tuttavia la narrazione hollywoodiana distorce in parte la narrazione storica: nella Piccola Chiave di Salomone infatti il demone Valac, che è il 62° spirito dei 72 descritti, non viene raffigurato con le sembianze di una suora dal volto pallido, somiglia piuttosto a un piccolo cherubino alato che cavalca un drago a due teste, di sesso maschile, al quale è attribuito il potere di trovare tesori e regalare fortune. Ricordiamo infatti che nel grimorio, a ogni entità è attribuito un potere distinto e viene insegnato come ottenere quel particolare favore attraverso complessi rituali di evocazione. Mai nel corso della storia il demone Valac è stato raffigurato o descritto con le sembianze di una suora. È chiaro quindi che la fantasia hollywoodiana, pur basandosi su informazioni storiche e su fatti realmente accaduti, abbia generato una connessione tra il demone Valak e il monastero di Cârța più “reale” di quanto sia.
Eppure la narrazione del film diretto da Corin Hardy trova lo scenario perfetto proprio a Santa Cârța, in Romania, nel 1952. Nonostante l’incongruenza, la figura della suora sembra essere connessa a un episodio della vita reale di Lorraine Warren, la medium, sensitiva e ricercatrice del paranormale che insieme al marito Ed, demonologo, ha indagato su molti celebri casi inspiegabili dai quali sono stati tratti i più celebri film horror dei nostri tempi, tra i quali citiamo: Annabelle, The Conjuring, The Conjuring II ispirato al noto Caso Enfield, citiamo inoltre The Haunting in Connecticut, Amityville Horror e i più recenti The Nun – La Vocazione del Male e The Nun II.
Secondo una dichiarazione di Tony Spera, il genero dei Warren, anch’egli ricercatore del paranormale, i coniugi Warren ebbero realmente un incontro “faccia a faccia” con lo spettro di una suora. Accadde nell’Inghilterra del Sud, negli anni ’70, quando i Warren si recarono presso la chiesa di Borley, dopo aver appreso che una serie di eventi inquietanti si erano verificati nella chiesa tra i quali campane che suonavano all’improvviso, apparizioni e voci di monaci e suore. I Warren reclutarono alcuni fotografi che li aiutassero a documentare quelle strane manifestazioni con l’ausilio di apposite macchine a infrarossi. Alla fine pare che riuscirono a incontrare lo spettro di una suora che secondo la leggenda era stata sepolta viva nelle mura secoli prima, dopo un fugace processo, per aver avuto una relazione con un cocchiere (o con un monaco, secondo altre versioni). I fotografi riuscirono a catturare delle immagini anomale, con una 35mm e una pellicola a infrarossi. Il rettorato fu raso al suolo da un incendio doloso nel 1939. In seguito alcuni scavi portarono alla luce alcune ossa umane, nel 1943, il cui esame microscopico rivelò essere appartenute a una persona di sesso femminile di età inferiore ai 30 anni. Nel 1944 furono distrutte le rovine dell’edificio. Mentre Ed e Lorraine Warren, fondatori dell’associazione New England Society For Psychic Research, oggi portata avanti da loro genero, morirono rispettivamente nel 2006 e nel 2019 all’età di 79 e 92 anni nella loro abitazione di Monroe nel Connecticut.
Ma un’altra agghiacciante vicenda reale sembra aver ispirato la trama del film. Nel 2005, sempre in Romania, più precisamente a Tanacu, nel Monastero della Santissima Trinità, una suora di 23 anni, Maricica Irina Cornici, venne incatenata a un crocefisso e lasciata morire di fame e di stenti dalle consorelle, per ordine di un prete ortodosso, durante un rituale di esorcismo. I religiosi erano convinti che la suora fosse posseduta da forze maligne. La vicenda dell’Esorcismo di Tanacu ha ispirato il film del 2015 dal titolo Crucifixion – Il Male è Stato Invocato, nonché la scrittrice romena Tatiana Niculescu Bran a scrivere il libro Confessioni a Tanacu.
Ma c’è un’altra inquietante leggenda molto popolare che aleggia intorno al Monastero di Cârța: davanti alla casa parrocchiale scorre un piccolo corso d’acqua che si dice non geli mai neanche negli inverni più freddi. Sul fiume è ancora presente un piccolo mulino a martelli. Si dice che quando i cistercensi iniziarono a costruire il monastero, il Diavolo fosse pieno di rabbia e di invidia. Così dall’altra parte dell’Olt, il fiume sul quale sorge il monastero, iniziò anch’egli la costruzione di un edificio capovolto, che non si erigeva verso il cielo, bensì verso le profondità della terra. I monaci e il Diavolo lavorarono duramente, giorno dopo giorno, ciascuno per avere un edificio più imponente che attirasse più credenti possibile. Mentre si consultavano e pregavano, i monaci ebbero un’idea astuta per battere il Diavolo: una notte si riunirono e costruirono una diga sull’Olt, in modo da allagare la fossa dove il Diavolo stava costruendo il suo monastero. E così il monastero cistercense rimase l’unico della zona, solido e imponente come una cattedrale, per secoli e secoli. Questa leggenda spiegherebbe l’esistenza di una vicina palude, che secondo gli abitanti del villaggio sarebbe senza fondo perché ubicata nell’area del terreno dove il Diavolo scavò per costruire il suo monastero. Si dice che in quella palude si odano le campane che furono trafugate dai Tartari e gettate nelle acque più profonde.
Qualche Curiosità
Al piano superiore dell’attuale chiesa si trova un organo meccanico originale del 1777 mentre quello al piano terra risale al 1813, i due organi sono tutt’oggi funzionanti e utilizzati per concerti e liturgie.
Si dice che sotto l’altare vi fosse un tunnel segreto, scavato dai monaci, che conduceva a delle grotte.
Si racconta che i monaci digiunassero tutto l’anno e si nutrissero di soli stufati, formaggio, castagne, vino e foglie di faggio. A quanto pare non avevano celle e dormivano tutti in una grande stanza, sulla paglia, si alzavano alle tre del mattino e celebravano le funzioni religiose ogni tre ore. La loro vita estremamente austera, in osservanza della Regola di San Benedetto imposta dal loro ordine, sarebbe stata la causa della prematura morte dei monaci.
A seguito le gallerie fotografiche.
« La terra di Făgăraș è quel luogo dotato da Dio di un fascino speciale. Una volta qui, sei circondato da una pace benefica. La bellezza dei dipinti posti ai piedi delle sagome svettanti dei Monti Făgăraș crea ricordi preziosi e invita la penna a sventolare tra le parole. Qui nascono grandi storie, storie con acque veloci che fanno girare le ruote dei mulini cigolanti , con orgogliose fortezze e altari scolpiti nella pietra , con belle persone e campi accarezzati dal profumo di fragilissimi narcisi. »
Taraba Cu Aminitri
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