Siamo emersi dalla polvere! Presentazione del sito

da | 23 Novembre 2019 | Novità dal Passato | 0 commenti

Vogliamo raccontarvi un’Italia diversa, dimenticata, vogliamo portarvi con noi, nel nostro continuo viaggio nel tempo, a spasso tra i borghi, le antiche ville e i palazzi nobiliari, le colonie, i castelli, i manicomi, le scuole e gli ospedali, gli alberghi, le casette misteriose e piene di segreti, nascoste nei boschi, nelle campagne isolate, protette dagli alberi, dall’edera e dai rovi. Sono i luoghi abbandonati, di cui nessuno ormai ha più cura e interesse e dei quali spesso non vi è più memoria, ma che conservano storie meravigliose da raccontare. Questi luoghi ci chiamano, le loro storie desiderano essere ascoltate un’ultima volta, continuare ad esistere. Noi vogliamo dar voce a quei luoghi di cui nessuno parla più, narrare le loro storie sepolte sotto la polvere

Se proviamo a pensare a un elemento che accomuna i luoghi dell’abbandono e ne rappresenta in qualche modo l’essenza, la sintesi, il nesso, ci viene in mente la polvere. La polvere è l’elemento che sovrasta e ricopre ogni cosa, che nasconde, depositandosi con delicatezza, granello dopo granello, negli spazi e sulle superfici. È un qualcosa che il tempo accumula, evanescente ed etera, quasi inconsistente, che in qualsiasi momento può essere spazzata o soffiata via, riportando alla luce ciò che sotto vi è celato, un oggetto, una lettera, un libro, un decoro, un segreto rimasto nascosto per un tempo indefinito. Ma la polvere è anche un simbolo profondo, è un elemento presente in tutto l’universo, emblema al tempo stesso della creazione e della disgregazione. Se pensiamo che il cemento, la calce, non sono altro che polvere, possiamo asserire che ogni costruzione nasce dalla polvere, ed esattamente come noi mortali, è destinato a tornare alla polvere. Per questo lo abbiamo scelto come titolo del nostro sito e nome del nostro progetto. Del resto, siamo polvere e ombra.

Il nostro progetto nasce come ogni cosa da una passione, la nostra, verso l’esplorazione e la fotografia. Una passione che per tutta una serie di casualità ha unito le nostre strade, e ha fatto nascere una forte amicizia. Si può dire che il resto è venuto da sé, ci siamo sentiti da subito “una squadra”, e ci siamo lanciati a capofitto in un’esperienza meravigliosa, che ci ha portati in giro per tutta la Toscana e non solo, tra rovine e luoghi abbandonati. Un’esperienza che ci ha aperto un mondo e ci regala continuamente forti emozioni. Abbiamo due caratteri assolutamente folli, fuori dall’ordinario, nelle nostre avventure siamo due temerari e testardi, e a volte, ammettiamolo, un po’ incoscienti. Non ci tiriamo indietro davanti a un pericolo da superare, non ci spaventa un pavimento tremolante o un cancello da scavalcare, per questo ci siamo trovati in sintonia da subito, perché diciamocelo, esplorare certi luoghi non è da tutti e difficilmente si entra dalla porta principale… Spesso ci chiedono come facciamo a trovare questi luoghi, e noi rispondiamo, buttandoci tra i rovi. Nulla di più vero. Ormai i graffi e le ferite non si contano più. Ci vuole un certo spirito di avventura e una certa incoscienza per fare quello che facciamo. Ma in qualche modo in queste esplorazioni torniamo a sentirci bambini. È quasi una droga, non se ne può fare a meno. Il nostro spirito d’avventura ci ha portati alla scoperta di numerosi posti, per così dire “inediti” o poco conosciuti. Ci siamo ritrovati con del materiale nuovo, e abbiamo pensato che in qualche modo potesse rappresentare un contributo, nel panorama urbex italiano. Dato che il destino di questi luoghi è spesso segnato in partenza (purtroppo questi posti sono spesso presi d’assalto da vandali e vittima dello sciacallaggio dei ladruncoli, o distrutti da fotografi senza scrupoli), abbiamo sentito il desiderio di documentare, i luoghi “scoperti”, prima della loro graduale e inevitabile scomparsa. C’è da dire che finora abbiamo sempre utilizzato Instagram come principale mezzo di condivisione dei nostri scatti e delle nostre esperienze. Instagram però, pur consentendo una condivisione su scala internazionale, ha lo svantaggio di essere un mezzo molto lento. La condivisione è limitata a una foto per volta, gli hashtags sono macchinosi da inserire e devono essere scelti con cura, il metodo di scrittura delle captions è abbastanza spartano e limitante, il testo è messo in secondo piano rispetto all’immagine, poiché così è stato concepito. Inoltre occorre attendere la reazione degli utenti, per ogni post condiviso e dedicare molto tempo nella cura dell’engagement, altrimenti il social non funziona, rendendo dunque limitante la condivisione di un reportage o di un’intera sequenza di immagini. È nata quindi l’esigenza di avere un nostro spazio, un sito autogestito che mira ad essere una piattaforma, un punto di riferimento nello scenario urbex italiano, dove pubblicare i nostri contenuti, sotto-forma di reportage, per ogni luogo visitato. Abbiamo pensato il sito in modo da poter essere integrato con Instagram e in modo che ogni articolo possa contenere una galleria fotografica, permettendoci di creare un foto-racconto, dove fondere insieme le nostre visioni e ricostruire testualmente una storia, omaggiando e rievocando il passato del luogo e riportando alla luce da un tempo lontano, qualcosa che è rimasto celato, appunto, sotto la polvere. In sintesi è un archivio, di posti dimenticati, inediti e non, un insieme di tanti viaggi, in tempi remoti e diversi. Ci piaceva il concept del viaggio nel tempo e ci piace pensarlo come un portale, dove, cliccando su un luogo, si viene trasportati esattamente lì, immersi nella sua storia e nella sua epoca.

Ma lo vogliamo fare con una nostra ottica, con una nostra chiave di lettura. Ci definiamo esploratori solitari, perché non ci piace il modo di fare urbex adottato da molti. Pensiamo che L’urbex si possa in qualche modo definire un movimento, una subcultura, che implica un’etica, un rispetto per i luoghi che spesso chi lo pratica dimentica: bisognerebbe lasciare tutto com’è, non portare via niente, per permettere a chi esplorerà il luogo dopo di noi, di trovare le stesse cose. Ma c’è invece molta competizione e accanimento, gente disposta a tutto pur di avere l’esclusiva di una foto, gente pronta a distruggere le locations pur di non dare agli altri la possibilità di fotografare lo stesso soggetto o scenario. Ci sono poi i classici vandali che vanno a imbrattare le pareti con bombolette spray, i cosiddetti “lucchettatori”, che vanno a chiudere le locations per non permettere ad altri di entrare, come fossero delle loro proprietà, e i cosiddetti “rigattieri”, quelli che prendono d’assalto i luoghi a caccia di qualunque cosa possa essere rivenduta, rame, mobilia, oggetti d’arte e antiquariato. Non dovrebbe poi ovviamente esserci nessuna violazione, nessuno scasso, altrimenti non è più urbex ma diventa un atto vandalico. Si entra solo nei posti aperti e accessibili, mai in quelli chiusi. C’è una tendenza a recarsi nei luoghi solo per scattare la foto del momento, limitandosi a una sola stanza o a una particolare scena. Ci viene in mente ad esempio la Villa dei Quadri, chiamata anche Regina di Quadri, dove per settimane, nei weekend, c’era la fila di fotografi ed esploratori per entrare, e dove a ogni passaggio, spariva un pezzo, un quadro, o addirittura un letto, un componente di arredo o di mobilia. Un via vai continuo. In questi ultimi mesi abbiamo visto subire una sorte ancora più atroce a una villa chiamata Villa dell’Ufficiale, o Villa Harvey, con un elegantissimo salone. Numerosi fotografi si sono recati presso la location per scattare una foto a quel meraviglioso salone, ma è stata depredata e distrutta nel giro di due settimane. Ecco perché riteniamo sia opportuno non divulgare le coordinate dei luoghi, se non con persone fidate, e vengono usati spesso nomi di fantasia. È un processo inarrestabile. Noi solitamente andiamo in direzione opposta, quando la massa va a destra, andiamo a sinistra. Preferiamo andare contro corrente, abbiamo un nostro modo di fare esplorazione, una nostra visione, ci piace dare profondità a quello che facciamo, soffermarci sui dettagli piuttosto che limitarci alla foto del momento. Perché fermarci ad un salone quando c’è tutta una storia, una vita, e una miriade di dettagli da immortalare e ricostruire? Ci piace soffermarci nei luoghi, infilare le mani nella polvere, rovistare tra i ricordi, ricostruire una storia da narrare. Per noi l’urbex è un’esperienza, qualcosa che ci regala continue emozioni, che ci riporta bambini, questo è lo spirito con cui lo facciamo, non ci interessano le competizioni, non si vince niente! Sotto la Polvere vuole sostenere un urbex pulito, responsabile e anni luce lontano da questo tipo di contaminazioni e competizioni. Lo facciamo affinché questa pratica non perda di credibilità e non sia mai vista come una pratica distruttiva, ma al contrario, affinché possa rappresentare una pratica volta alla scoperta e alla rivalorizzazione dei patrimoni artistici e culturali che si nascondono ovunque nel mondo intorno a noi.

Apriamo il nostro sito Internet con un articolo sulla Casa della Sarta Religiosa, un posto, una location che abbiamo simbolicamente scelto come apripista, poiché è stato proprio uno dei primi luoghi da noi scoperti e che ci ha donato davvero emozioni uniche. La storia è mistica e surreale. Lo abbiamo trovato per caso, passando da una strada di campagna, segnato sulla mappa, e poi tornati ad esplorarlo mesi dopo. Quando siamo entrati ci siamo subito resi conto che avevamo scoperto qualcosa di nuovo, che non era ancora stato esplorato da altri. Nessun segno di passaggio, nessuna composizione fotografica, tutto era integro e intatto esattamente come era stato lasciato da chi lo aveva abitato. Le date riportavano a tempi antichi, libri del ‘900, oggetti risalenti anche all’800, tra cui una bellissima collezione di burattini antichi chiusi dentro una cassa di legno, un qualcosa di inquietante ma allo stesso tempo ammaliante. La sensazione è stata quella di entrare in una capsula del tempo, ci siamo ritrovati catapultati in un passato dove tutto era ancora intatto, dove si viveva nella preghiera, si ricamava e si cuciva, dove non esistevano smartphones e televisori, dove esistevano ancora valori profondi. L’atmosfera all’interno era cupa, pesante, suggestiva e surreale. Da lì è cominciato il nostro viaggio nel tempo. Quel luogo aveva scelto noi, ci aveva chiamati, e ci ha richiamati a sé più e più volte svelandoci ogni volta un arcano, un enigma, finché non abbiamo ricomposto il puzzle. La sua fortuna, ciò che lo ha protetto per tutto questo tempo, è stata la sua posizione isolata e nascosta, da fuori non è altro che un rudere avvolto dai rovi e dalla vegetazione che non invoglia ad entrare, ma dentro… è stata una vera scoperta. Oggi purtroppo versa in condizioni disastrose, vittima anch’esso degli sciacalli e dei fotografi più accaniti. Molte cose all’interno sono sparite e l’ultima volta abbiamo trovato addirittura alcuni oggetti lanciati dalle finestre. In questo primo articolo, vogliamo documentarla e raccontarne la storia, che il luogo stesso ci ha rivelato, pezzo per pezzo, durante le nostre svariate visite. Ci sono dettagli, particolari che sono sfuggiti alla maggior parte di coloro che l’hanno visitata. Li abbiamo messi insieme e abbiamo creato una galleria con alcune immagini inedite, e cercato, per quanto possibile, di ricomporre e documentare la sua vera storia, rimasta fino a oggi sepolta sotto la polvere.

Vogliamo prendervi per mano e accompagnarvi all’interno di questi luoghi, farvi scoprire i loro segreti, raccontarvi le loro storie, volete seguirci nel nostro viaggio?

“Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, “rovine semplici”… Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell’architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine.

Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità”.

Roberto Peregalli


www.sottolapolvere.it

di Simone e Alessandro

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